Le Gigafactory stanno per diffondersi in Italia e in Europa ma l’impresa inizia dall’approvvigionamento delle materie prime. Alla base interessi economici e politici.
Le Gigafactory hanno un obiettivo preciso. Fornire le batterie sufficienti a soddisfare la domanda dei veicoli prevista nei prossimi decenni, quando si materializzerà la transizione ormai prossima verso la mobilità elettrica che interesserà i veicoli privati, quelli a NLT e le flotte aziendali. Ma cosa c’è prima di queste strutture industriali di nuova concezione?
Le Gigafactory in Italia
Nel 2021 il gruppo Stellantis ha annunciato l’apertura di una nuova Gigafactory in Italia, più precisamente a Termoli in provincia di Campobasso, entro il 2024.
Il nuovo polo industriale porterà allo sviluppo di un piano di crescita della produzione di batterie elettriche che si propone di arrivare ad almeno 120 GWh prodotti all’anno entro il 2030. Un progetto importante che si prefigura come un passaggio fondamentale nell’ottica dello sviluppo delle infrastrutture a sostegno della mobilità elettrica.
L’approvvigionamento delle materie prime
Punto fondamentale per lo sviluppo delle Gigafactory, e non scontato visto l’obiettivo che sono chiamate a raggiungere, è la filiera di approvvigionamento delle materie prime per la realizzazione delle batterie per le autovetture elettriche. Un nodo cruciale che interseca interessi economici e politici a livello globale.
La reperibilità di materiali come litio e cobalto interessa infatti non solo le multinazionali produttrici di auto e batterie, ma anche gli Stati nazionali che vedono nell’approvvigionamento dei materiali citati un punto strategico per il proprio sviluppo economico.
La strategia cinese e quella europea a confronto
La Cina è stata la nazione che si è mossa in anticipo, creando strette collaborazioni con i paesi dell’Africa sub Sahariana come Congo e Ruanda, tese soprattutto allo sviluppo delle infrastrutture finalizzate all’estrazione. In questo contesto i paesi europei devono rivolgere il loro sguardo altrove. Secondo alcune ricerche scientifiche enormi quantità di materiali, in particolare di litio, sarebbero concentrati in alcuni paesi dell’America latina: Bolivia, Cile e Argentina. Ma anche nel vecchio continente sono state intraprese ricerche finalizzate al metallo che investirà un’importanza sempre più strategica: secondo uno studio del British geological survey, si stima la presenza di 509 depositi di cobalto in 25 nazioni europee.
Batterie: dalle materie prime al prodotto finito
Una volta assicurato il ciclo di approvvigionamento, si passa ad un altro aspetto altrettanto delicato: la lavorazione delle materie prime e la loro trasformazione.
Nella costruzione di una batteria per un’auto elettrica il litio viene ridotto in polvere, mescolato con acqua e solventi, portando alla formazione di un impasto unico che viene poi applicato su lamine ad elevata conduttività. Un processo delicato che dev’essere ancora perfezionato sia nella produttività che nella sicurezza.
L’impatto ambientale
Altro aspetto sensibile che riguarda le Gigafactory è infine il loro inserimento nel contesto geografico. La lavorazione delle materie prime comporta l’utilizzo di una vasta quantità di acqua da prelevare dal sistema idrico. Un aspetto non di poco conto che ha già creato notevoli problemi in Germania, in corrispondenza della struttura inaugurata nel 2021 a Berlino.