La conferma di un trend iniziato nel 2014 e che nel 2021 ha raggiunto la percentuale del 30%: è questo il dato che emerge da Asphaltica, il Salone dedicato alle tecnologie e soluzioni per pavimentazioni stradali, sicurezza e infrastrutture viarie, promosso dal Siteb (Associazione Strade Italiane e Bitumi) e da Veronafiere, tenutosi il mese scorso.
Ma in cosa consiste questo riciclo? Si tratta sostanzialmente del recupero del fresato d’asfalto, il materiale ottenuto attraverso la fresatura del rivestimento stradale, da utilizzare in impianti “a caldo” per la produzione di miscele bituminose.
Grazie allo sviluppo di questo processo solo nel 2021 sono state risparmiate 420.000 tonnellate di bitume vergine e 10.500.00 t di inerti, equivalenti a circa 420 milioni di euro di materie prime. Da sottolineare poi che il risparmio non si misura solo in termini economici ma soprattutto ambientali: la pratica del Riciclo delle Pavimentazioni stradali porta a una riduzione progressiva dell’impatto ecologico del Settore, dove nella filiera produttiva vi è ancora un importante utilizzo del carbone, con una riduzione drastica delle emissioni inquinanti che, secondo le stime di Siteb, equivalgono all’azione di 4 raffinerie di medie dimensioni.
Un processo, quello del recupero del fresato d’asfalto, che vede l’Italia ancora in netto ritardo rispetto agli altri paese europei: le percentuali di riciclo sono in Germania dell’82% e in Francia del 75%, senza arrivare al confronto con gli Stati Uniti dove la percentuale è del 94,1 % e con quasi 88 milioni di tonnellate.Le motivazioni di questo Gap da colmare? In primo luogo burocratiche ed interpretative: da più parti si richiede un aggiornamento di “End of Waste”, la Normativa guida in materia che presenta ancora alcuni nodi da sciogliere come quello relativo alla quantità di fresato trattabile; in secondo luogo la classificazione dello stesso fresato come “sottoprodotto”, una questione che andrebbe meglio definita da un punto di vista normativo e sulla quale vi è tutt’ora un dibattito in corso.
Gli interventi normativi sono ormai indispensabili per raggiungere le 700.000 tonnellate di bitume in meno e il mancato utilizzo di 17,5 milioni di tonnellate di inerti vergini, pari a 700 milioni di euro risparmiati: obiettivi che porterebbero l’Italia ad avvicinarsi alla media dei Paesi europei.
“Il settore – osserva Stefano Ravaioli – direttore SITEB – ha compiuto negli ultimi anni significativi passi in avanti sul fronte della riduzione delle emissioni inquinanti e si presenta oggi proiettato verso gli obiettivi fissati a livello europeo e ci stiamo avvicinando velocemente ad un futuro in cui l’utilizzo di materiali vergini per produrre asfalto sarà considerato un’eccezione, mentre la norma sarà il riciclo costante delle pavimentazioni e l’impiego di costituenti alternativi”.