Un 2021 in calo per le auto in Italia, dopo il brutto periodo causato dalla pandemia. Nel gennaio 2021 sono state immatricolate 134.001 auto (fonte Ministero dei Trasporti) con una flessione del 14,03% rispetto a gennaio 2020, durante il quale ne furono immatricolate 155.867. Nel mese di dicembre 2020 sono state invece immatricolate 119.563 autovetture, con una variazione di -14,87% rispetto a dicembre 2019, durante il quale ne furono immatricolate 140.448. In calo anche i trasferimenti di proprietà delle auto usate (-23,47%). In questa lunga serie di numeri spicca il noleggio che tiene le perdite.
Male Stellantis. In calo del 21,7% i brand del gruppo Stellantis. Il nuovo gruppo nato dalla fusione tra Fca e Psa, ha immatricolato a gennaio 52.542 vetture rispetto alle 67.122 auto immatricolate a gennaio 2020 dai due gruppi, con un calo del 21,7%. Fca ha immatricolato 30.660 vetture e Psa 21.882. La quota di mercato si attesta al 39,2%. A gennaio dello scorso anno la quota di Fca era al 25,6% e quella di Psa al 17,5%: i due gruppi, prima del matrimonio, detenevano complessivamente una quota di mercato pari al 43,1%.
Panda in vetta. Da anni ormai, nella classifica dei modelli più venduti il primo posto è occupato stabilmente dalla Fiat Panda. A gennaio la Panda ha venduto 12.162 esemplari, prima in classifica, secondo posto per Toyota Yaris con 4.337 auto. In terza posizione c’è la Lancia Ypsilon, con 4.048 immatricolazioni. A seguire Citroën C3 (3.542), Jeep Renegade (3.467), Opel Corsa (3.229), Peugeot 208 (3.190), Volkswagen T-Roc (2.992), Dacia Duster (2.749) e Fiat 500 (2.728).
Cala Volkswagen, in salita Renault e Ford. Per Volkswagen gennaio difficile: è stata registrata una discesa del 16,5% con 20.740 auto immatricolate. Tra i brand del gruppo guadagna solo Audi e Skoda, in calo Seat, Lamborghini e Volkswagen. Al contrario invece, il gruppo Renault fa meglio del mercato, registrando un calo del 9,4% e 11.857 immatricolazioni. Di queste, 6.895 sono del marchio della Losanga (-7,2%) e 4.962 della Dacia (-12,2%). Contiene le perdite anche la Ford, con 8.933 registrazioni e un -2%.
Bene le elettriche, scendono gasolio e benzina. Continua il trend positivo delle auto elettriche: quelle a batteria fanno segnare un +28,2% e salgono dall’1,2% all’1,9% del mercato, mentre le ibride plug-in, grazie a un incremento del 179,6%, passano dallo 0,9% al 2,8%. Le ibride leggere guadagnano il 127,6% salendo dal 9,2% al 24,3%, a poca distanza dalle diesel.
Diesel in calo netto con un meno 31,1% (dal 33,6% al 26,9%). Le auto a benzina rimangono al primo posto anche a gennaio, ma il calo è anche per queste forte: con un -33,3%, passano dal 46,4% al 36% del mercato.
Noleggio in calo, quello a breve termine sprofonda. Il noleggio soffre della crisi, ma tiene il lungo termine, le flotte che acquistano direttamente, mentre crolla il breve termine. Il noleggio a lungo termine cala del 14%, quello a breve del 92,5%.
La reazione di Unrae. L’Unrae, l’associazione delle case automobilistiche estere, stima 1.550.000 immatricolazioni per il 2021, “ancora molto lontane dai livelli 2019 (-19%)”. “In questo scenario la nostra stima per il mercato delle autovetture nel 2021 è di 1.550.000 immatricolazioni, che indica un andamento positivo del +12% rispetto all’annus horribilis appena chiuso, ma che va lenta in relazione al trend pre pandemia: parliamo ancora di un pesante calo del 19% rispetto ai livelli 2019 e non è certamente una stima prudenziale”, spiega Michele Crisci, presidente dell’Unrae. “I programmi del Pnrr rappresentano un’occasione storica per l’Italia, fondamentali per il decollo della mobilità verde e il rilancio del settore automotive, con benefici per l’ambiente la stabilità occupazionale e il bilancio dello Stato – osserva il presidente – in questo quadro, il nostro settore può giocare un ruolo centrale per il riavvio dell’economia, attraverso tre pilastri strategici su cui convogliare le risorse disponibili: un corretto supporto allo sviluppo della mobilità green, rispettando la neutralità tecnologica; la realizzazione di infrastrutture di rifornimento per i veicoli di nuova generazione; una maggiore competitività delle aziende italiane, allineando la fiscalità delle imprese che si avvalgono di auto aziendali a quella dei principali Paesi europei, riducendo il gap competitivo di cui soffrono”.