C’è l’approvazione dell’Europarlamento.
Il via libera definitivo dal Parlamento europeo è stato annunciato il 14 febbraio: a partire dal 2035 i veicoli a motore termico più inquinanti, alimentati a diesel e a benzina, non potranno più essere immatricolati in Europa. Una decisione storica a favore della lotta alla crisi climatica, facente parte del pacchetto di misure “Fit for 55”, approvato in prima lettura con 339 voti favorevoli, 249 contrari e 24 astenuti (se ti sei perso l’approfondimento di luglio 2021 puoi trovarlo cliccando qui).
Alcuni Paesi europei, tra cui Norvegia e Paesi Bassi, si sono impegnati a vendere esclusivamente auto elettriche entro il 2025; la Germania entro il 2030; la Scozia entro il 2032. Francia, Regno Unito e Italia dal 2035.
Proprio nel nostro Paese la decisione del Parlamento Europeo non è stata accolta con particolare favore: dai molti, dal Governo stesso e dal mondo dell’industria, la si appella come utopistica e ideologica.
Eppure, nel frattempo, la Commissione Europea si spinge oltre proponendo un nuovo taglio di emissioni per i veicoli pesanti (Hdv) come autobus e camion.
A partire dal 2030 gli autobus dovranno essere a emissioni zero nelle città, mentre per i camion ci sarà una riduzione progressiva di emissioni di CO2: dal 2030 del 45%, dal 2035 un’ulteriore riduzione del 65% ed entro il 2040 un taglio del 90%.
Quali effetti avrà sul mercato?
Potremo continuare a guidare le nostre vecchie automobili diesel o benzina e, fino alla fine del 2034, potremo anche acquistarne di nuove. È comunque prevista un’inevitabile e fisiologica svalutazione del prezzo, sia per l’usato che per il nuovo.
Oggi, in Italia, le immatricolazioni di auto green equivalgono al 2,6% del totale con un investimento minimo di € 20.000. Ci sono, però, da tenere in considerazione gli importanti incentivi e agevolazioni previsti che includono tra i beneficiari anche il noleggio auto, senza distinzione tra breve, medio e lungo termine.
L’Italia si farà trovare pronta?
La scelta dell’auto elettrica risente fortemente della variabile economica: 1 italiano su 5 sposerebbe una guida green a patto di una spesa entro gli € 30.000. Una soglia che, è evidente, limita pesantemente il ventaglio di veicoli acquistabili. Oltretutto, questo range di prezzo è presidiato dai produttori e dai marchi cinesi che hanno dalla loro parte sia la disponibilità delle materie prime che i costi di produzione più bassi.
Inoltre, sul nostro territorio, i punti di ricarica per le auto elettriche sono assolutamente insufficienti: per fare un paragone con altri paesi europei, l’Italia conta 30.704 punti di ricarica, la Germania ne conta 78.729 e la Francia 65.700.
Se sommiamo la palese carenza di infrastrutture adeguate agli importanti costi per l’acquisto di un’auto elettrica e alle incertezze economiche di questo momento di crisi, il cambiamento ad una modalità più green sembra piuttosto in salita.